Chiara Cinelli - Set 2013 - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Jeannette Rütsche - Sperya
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Chiara Cinelli - Set 2013

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CHIARA CINELLI
Settembre 2013



Siamo fatti di Cielo e di Terra, siamo Uomini.
La chiave di accesso all’opera di Jeannette Rütsche Sperya risiede in questa constatazione semplice quanto ricca di implicazioni. E qui troviamo anche la ragione di quella segreta seduzione che le sue opere emanano, irretendo lo sguardo dell’osservatore e catapultandolo in uno spazio-tempo sospeso in un’inedita attesa di qualcosa che c’è già. È il potere ammaliatore prerogativa di quell’arte che sa parlare all’uomo, senza artifici o mistificazioni, scuotendolo e interrogandolo fino a toccare le questioni più alte, che hanno radici profonde, e che riguardano tutti, perché di tutti è questa folle avventura dello stare al mondo.

“Credete di poter governare l’universo e migliorarlo?”: è la domanda posta dall’opera “Universo”, simbolo di questa mostra mantovana, nella quale trova  coronamento il percorso pluriennale dell’artista. La risposta è un viaggio di ritorno, illustrato da un corpus di opere che accompagnano il visitatore sulla via che conduce dal “nulla del pieno al Tutto del Vuoto”. Nella bellissima corte del Museo Diocesano, una prima sezione di opere/bandiera apre squarci di riflessione sopra le nostre teste e ci invita non solo ad alzare lo sguardo ma, al contempo, a sollevarci dal consueto piano del nostro vivere quotidiano e immergerci in una nuova dimensione, non più condizionata dai limiti della durata o da confini spaziali ma libera da qualsiasi subordinazione di tipo razionale. Le  bandiere sono, più semplicemente, un invito a mettersi in viaggio “sul sentiero della diminuzione”, per intraprendere la via del Ritorno, andando così incontro al proprio destino. Per compiere questo viaggio a ritroso, si richiede “intima vuotezza”, quella quiete della non azione che, lungi dall’essere mera passività, si fa condizione di piena e libera ricettività, preludio alla vera conoscenza. Solo allora ci si mette veramente in ascolto e nell’ascolto si può accogliere il mistero della propria esistenza.

Procedendo sulle tracce del percorso, il visitatore si trova implicato in un’esperienza totalizzante, in cui colori e forme si intrecciano e si compongono in immagini che appaiono via via sempre più familiari. È un’esperienza di progressivo disvelamento di qualcosa che ci appartiene già ma che giace in un luogo buio del nostro essere, soffocato dall’assordante “pieno” della nostra vita, un pieno di certezze superficiali, di comode false verità, di opinioni prêt-à-porter e di ipertrofici stati emozionali, sbandierati come lucide spille appuntate al petto. Quel che si cela sotto questa spessa coltre è una luce vivida, quasi abbagliante, che è segno distintivo di tutte le immagini di questo viaggio e che risplende maggiormente laddove ad affiorare è il vero senso.

L’emblematica visualizzazione di questo percorso è data dall’opera “Ritorno”: fasci di luce giallo-oro si proiettano verso un altrettanto luminoso spazio celeste e con esso si fondono. Un binomio cromatico che ritroviamo nelle opere “Cielo” e “Terra” poste, rispettivamente, in apertura e chiusura della sezione dedicata alle creazioni ispirate all’I Ching.
Solo apparentemente opposti, questi due principi dell’esistenza, sostanziano in egual misura l’essere umano: il Cielo è incessante cambiamento nella stabilità, una fluttuante sfera attraversata da flussi di cristallina luce celeste in perenne circolazione; la Terra ne è l’ideale compendio, essa è ricettività, umile e paziente attesa, un grande ventre pronto ad accogliere la complessità del mondo e a restituirne un’immagine di disarmante semplicità.

A far da contrappunto alla narrazione circolare dell’I Ching, troviamo una sezione di opere che si susseguono con  l’andamento lineare di una progressiva purificazione che porta dalla falsa conoscenza, intrappolata in un buio spazio confinato, fino alla pienezza luminosa de “Il gioiello originale”, quella  conoscenza innata che si riscopre lasciando agire il vuoto, grazie al qual il vero senso dell’umano e la vera essenza della natura si incontrano e si fondono in un’immagine di sublime bellezza.

Al culmine di questa esperienza, l’opera “Universo”, da cui tutto è iniziato, si rivela nella sua abbagliante evidenza: lo sguardo e il cuore sono ormai pronti ad accoglierla e nella domanda è già insita la risposta.
Si esplicita qui, al massimo grado, una caratteristica distintiva dell’arte di Jeannette Sperya: la simultaneità e la co-esistenza tra principio ispiratore, processo creativo e rappresentazione iconica. Nel suo operare creativo non esiste un prima o un dopo: la trasposizione visiva sussiste non come conseguenza o elaborazione intenzionale di un’ispirazione di tipo concettuale ma prende forma nella naturalezza di un processo creativo che si svolge in spontanea armonia con il naturale corso degli eventi.
L’ispirazione taoista nell’arte di Jeannette Sperya non è quindi il frutto di un’adesione dogmatica a una pluriennale sapienza filosofica ma è esperienza diretta, è vita vissuta. In virtù di questa spontaneità creativa, la sua arte non necessita, per essere compresa, di uno sforzo di conoscenza da parte del fruitore ma, piuttosto, di un desiderio di apertura, di una disposizione d’animo rivolta all’ascolto, privo di sovrastrutture logico-razionali. La scommessa è, dunque, ben più alta: ciò che l’artista ci chiede è di condividere un viaggio e di farlo con una partecipazione interiore veritiera; non si tratta di vedere con gli occhi di Sperya ma di attraversare il suo sguardo per trovare il nostro.

Proprio come il Cielo e la Terra sono principi inscindibili, così la vita di Jeannette non sarebbe possibile senza l’arte di Sperya, e viceversa. Da qui la profonda suggestione che le sue opere esercitano sull’osservatore, quella rara capacità di sussurrare al cuore, non quello delle facili emozioni tanto in voga in questi tempi, ma quell’autentico cuore a cui aspiriamo incessantemente di ritornare.


Chiara Cinelli
(Curatrice di eventi d’arte e giornalista - pubblicato sul catalogo della mostra personale di Jeannette Rűtsche - Sperya IL RITORNO INVISIBILE, Mantova 2013)

Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
Images displayed on this site © Jeannette Rütsche - Sperya, Milan (Italy)
Images © Jeannette Rütsche - Sperya, Milan (Italy)
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