Chicco Testa - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Chicco Testa

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CONTRO (LA) NATURA
Estratto da
Testa C. con Feletig P. (2014). Contro (la) natura. Venezia: Marsilio Editori



(pag. 20)
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..... per quanto gli esseri umani si immaginino potenti e padroni del proprio spazio, in realtà sono sottoposti a forze esterne immensamente più grandi. Nella nostra vita individuale, destinata a spegnersi dopo un certo tempo; nella nostra vita di specie, che è sempre minacciata dalla lotta per la sopravvivenza; e nella vita del nostro pianeta, la navicella spaziale che ci ospita, la cui fine è altrettanto certa. E' solo questione di tempo.

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(pag. 21)

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..... ciò che chiamiamo natura è solo una piccolissima parte di essa. ... stiamo nel mezzo fra il quasi infinitamente grande e il quasi infinitamente piccolo.

... si può amare la natura? Quel che è certo è che lei non ama noi. Semplicemente se ne frega. Fa il suo lavoro, è una macchina che produce vita e morte e in cui la fa da padrone l'istinto di sopravvivenza.


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(pagg. 23-29)

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..... esistono almeno tre nature. La prima: quella che percepiamo. Uno strato sottile e che è natura solo in parte, in quanto è per gran parte frutto dell'interazione delle attività umane con l'ambiente preesistente. Campi coltivati, specie vegetali che spesso prima non esistevano, fiumi dotati di argini, montagne rese percorribili, animali domestici e selvatici non pericolosi. Un ordine evidente che deriva da secoli di trasformazioni. Paesaggi che, anche quando sono immutati da millenni, sono comunque sotto il nostro controllo. Li conosciamo e li governiamo. Forse sarebbe meglio definire tutto questo "paesaggio" piuttosto che natura. .....

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La seconda definizione di natura riguarda invece quella dimensione quasi infinitamente grande e quasi infinitamente piccola che costituisce l'insieme del mondo fisico e biologico. Partiamo dall'infinitamente grande. Questo è veramente da stordimento, da perdere il contatto. Stiamo parlando di galassie, corpi celesti, buchi neri, spazi intergalattici. La sola parte osservabile ha un diametro di novantatrè miliardi di anni luce. ..... Sono grandezze che nemmeno riusciamo a concepire. Completamente fuori dalla nostra capacità sensoriale. .....

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Poi c'è il quasi infinitamente piccolo. ..... Solo sulla superficie della nostra pelle circolano circa cinque miliardi di microbi, principalmente virus, batteri e funghi. Se aggiungiamo quelli che vivono nel nostro intestino e nelle altre parti del nostro corpo arriviamo a cifre da capogiro. ..... Essi sono essenziali nei cicli della vita. Partecipano allo sviluppo del sistema immunitario e alla digestione. Regolano la vita animale e quella vegetale. Demoliscono e rigenerano. .....

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La globalizzazione e i continui scambi fra popolazioni e aree geografiche rendono i contagi più facili. L'esercito spagnolo portò con sè, nella conquista dell'America Latina, malattie infettive che contribuirono a decimare quelle popolazioni. Gli eserciti contemporanei sono le decine di milioni di viaggiatori che, per affari o per turismo, vanno da un continente all'altro. Ogni città che ha un aeroporto, dice l'Organizzazione mondiale della sanità, è potenzialmente aperta ai contagi.

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La terza definizione di natura che potremmo mettere in campo non ha a che fare con un oggetto, ma con meccanismi, ..... E' costituita dall'insieme delle leggi universali, fisiche, chimiche, biologiche che regolano il funzionamento di tutti gli organismi viventi. E anche di quelli non viventi, pure regolati da leggi fisico-chimiche. "Un'entità ancora più astratta e omnipervasiva che regge i moti dell'intero universo, animato e inanimato, con la forza delle sue leggi, le cosiddette 'leggi di natura' appunto" (Boncinelli). Non solo non esiste una volontà, ma non esiste neppure una forza centrale che realizzi tutto questo. "Ciò che a noi può apparire come una forza organizzata è l'effetto del concorso di un numero enorme di fenomeni naturali, piuttosto che la loro causa" (Boncinelli). .....


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(pagg. 31-32)

Piano piano la campagna italiana è stata dotata di tutte quelle risorse tecnologiche che la rendono del tutto simile a una costruzione urbana. Acqua calda e fredda, elettricità, riscaldamento, aria condizionata, telefono. E wi-fi. Anche il più modesto agriturismo, una volta semplice estensione dell'abitazione e dello stile di vita di famiglie contadine, è oggi un piccolo albergo, che esiste solo se possiede un sito web e che si sente domandare dall'ospite che vuole prenotare se è dotato di aria condizionata e wi-fi. .....

..... abbiamo interposto fra noi e la natura un ricco set di tecnologie, che ne ha eliminato tutte le caratteristiche per noi negative, vale a dire quelle prettamente naturali, rendendola del tutto simile a un ambiente urbano. Certo, il panorama è diverso, e qualche volta persino straordinario; gli odori, nella stagione giusta, anche. Ma solo perchè siamo osservatori protetti, al riparo sotto una campana di vetro virtuale, che costituisce ai nostri occhi un perfetto rifugio.

Restiamo sempre sorpresi quando scopriamo che la natura ancora si ribella, magari per piccole cose, che però turbano gravemente le nostre relative sicurezze. Il morso di una zecca, l'intrusione di formiche nella dispensa o semplicemente la coda in auto dietro lo spazzaneve che stravolge la nostra tabella di marcia.

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(pagg. 34-35)

..... Voi amate i leoni, ma loro non amano voi. Questo è il problema. Per loro siete solo un ammasso di grassi e proteine gustosissimi, soprattutto dopo che hanno dormicchiato per gran parte della giornata e si sono svegliati con l'appetito. Voi potete amare la natura, ma la natura non ama voi. Nemmeno vi odia, sia chiaro. I sentimenti non le appartengono. Semplicemente nel mondo animale, che è una parte della natura, la distinzione è una sola: tra predatori e prede. Senza amore, odio, astio, vendette o risentimento. Tutto è filtrato dalle lenti neutrali della lotta per la soravvivenza. Se un bufalo viene attaccato dai leoni, si difende. Se ce la fa, lui torna a brucare tranquillo e i leoni si mettono in cerca di un altro pasto. Non c'è vendetta o rivalsa nè un tribunale a cui rivolgersi. Il bufalo "sa" di essere un bufalo e quindi una possibile preda e il leone "sa" di essere un leone e quindi un predatore. Punto.

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(pagg. 37-39)

Che la natura non sia giusta, secondo criteri di giustizia umani, non dovrebbe nemmeno essere oggetto di discussione. In natura valgono, appunto, le leggi della natura. Se la forza di gravità e l'espansione dell'universo dovessero portare un enorme meteorite a schiantarsi sulla terra, sarebbe difficile spiegargli che sta per commettere un genocidio. .....

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Ciò che contraddistingue gli esseri viventi in natura è l'egoismo assoluto. L'egoismo del gene e dell'individuo, dal più complesso al più elementare, teso unicamente a sopravvivere e a riprodursi, e l'egoismo della specie che attraverso l'azione degli individui che la compongono ugualmente tende a sopravvivere in quanto tale.

La ricerca di cibo, a spese di altri esseri viventi, la difesa della propria vita a ogni costo contro eventuali predatori, l'accoppiamento nelle stagioni giuste, la difesa della prole durante lo svezzamento.

..... Il concetto di giustizia, come quello di diritto, è strettamente umano. ..... Il mondo naturale è giusto a modo suo. ..... Giusto in quanto obbedisce, nè potrebbe fare diversamente, alle leggi che ne regolano il funzionamento. La vita deve ringraziare questa assenza di leggi e di morale. ..... Se le specie vegetali e animali possedessero la consapevolezza di sè e si ponessero quesiti morali o fossero regolate da leggi positive, l'ordine naturale, o ciò che noi percepiamo come tale, andrebbe in pezzi.

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(pag. 45)

..... Sono usciti rapporti con dati che inchiodano i carnivori alle loro responsabilità. Praticamente l'italiano che mangia carne contribuisce con quasi tre volte più emissioni di CO2 di chi segue una dieta a base di vegetali e di derivati animali. ..... Un think tank statunitense, Ewg, ha calcolato le emissioni equivalenti di CO2 associate all'intero ciclo di vita (compresi trasporto, lavorazione, scarti ecc.) di una ventina di alimenti. E' risultato che i primi tre alimenti con le più alte emissioni di diossido di carbonio per chilogrammo consumato sono la carne di agnello, quella di manzo e il formaggio. .....


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(pagg. 60-61)

La crescita della popolazione mondiale è anch'essa un'evidente conseguenza dell'introduzione di sempre nuove tecnologie in ogni campo. Da quelle agricole a quelle mediche, dai trasporti alle comunicazioni, dall'industria manifatturiera alle costruzioni. In ogni settore l'ingegno umano è riuscito a ridurre la pressione dei vincoli naturali e a costruire un mondo "artificiale" che ha costituito un habitat sempre migliore per la crescita della popolazione umana. Anche in presenza di tassi di natalità via via più bassi - oggi sono la metà rispetto agli anni sessanta -, la popolazione aumenta per la diminuzione della mortalità infantile, delle epidemie e delle guerre "di massa"; e anche per la migliore prevenzione delle catastrofi naturali. Oltre naturalmente all'allungamento della durata media della vita. .....

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(pagg. 83-87)

Da quando è comparsa, la specie umana non ha fatto altro che cercare di allontanarsi dallo stato di natura. Ha conservato il fuoco per combattere il freddo e il buio, inventato la ruota per viaggiare oltre i limiti delle proprie gambe, la macchina a vapore per ridurre la fatica, il telegrafo per annullare le distanze, gli antibiotici e mille altre medicine per sconfiggere l'aggressione di piccoli esseri naturali come microbi, batteri e virus ...

La condizione dell'uomo moderno può essere descritta ..... come quello di un essere che viaggia continuamente all'interno di una bolla tecnologica, che media e mitiga il suo rapporto con la natura, rendendo spesso confortevole ciò che nel passato era minaccioso e letale.

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L'uomo moderno, altrettanto sprovveduto di fronte all'irrazionalità della morte accidentale o violenta, nei confronti del decesso per esaurimento del processo vitale (quella che siamo tenuti ad accettare come morte "naturale") cerca invece di porre delle distanze elevando barriere intorno a essa. Così la medicalizza, la nasconde in ospizi, in reparti per malati terminali, in apposite cliniche, dove è possibile esercitare il diritto a una morte dignitosa. Insomma, la espelle quanto più possibile dal proprio patrimonio culturale. Singolare come attraverso il silenzio, il ricorso agli eufemismi, i tabù, la sensibilità sociale moderna cerchi di eclissare il concetto di morte (soprattutto la propria), ma, al tempo stesso, impone la "morte spettacolo" bombardandoci con immagini di primitiva ferocia: dai mezzi di informazione ai film, dai videogiochi alle piattaforme social. ..... per esorcizzare la paura di morire, si finisce per vivere morti di paura. .....


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(pagg. 89-91)

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L'evoluzione della nostra specie può essere letta come un lungo viaggio, mai finito, dal naturale all'artificiale.

Il paradosso è che così non facciamo altro che assecondare il nostro istinto naturale. All'origine di questo processo c'è un elemento molto semplice: il desiderio (questo sì profondamente naturale) di ritardare il più possibile la nostra fine. Come singoli individui e come specie. Le due cose si combinano e si potenziano l'una con l'altra. .....

..... siamo riusciti a costruire una fortezza tecnologica, che non annulla le nostre radici naturali, ma ci permette di combattere la lotta per la sopravvivenza disponendo di armi formidabili.

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Come sarebbe possibile, dunque, che una natura buona abbia prodotto un essere cattivo? E' possibile solo se si attribuiscono valori alla natura, valori che non sono altro che la proiezione dei nostri desideri e sentimenti. In realtà, quando si batte contro i limiti che essa le impone, la specie umana non fa altro che obbedire al comandamento naturale iscritto nel suo codice genetico: cercare di sopravvivere a qualunque costo. La specie umana non si batte contro la natura, ma contro i limiti provvisori che essa le impone. Limiti dovuti essenzialmente allo stato (altrettanto provvisorio) delle conoscenze umane. Man mano che queste si espandono, il limite si sposta sempre più in là. Non possiamo quindi nemmeno parlare propriamente di limiti naturali, quanto piuttosto di limiti insiti nella conoscenza umana. La quale va oltre continuamente, non per mera curiosità o gusto della scoperta, ma proprio perchè la sua natura, la natura specifica della specie umana, la spinge in quella direzione. Come risultato del combinato disposto che innesta la capacità di apprendere e memorizzare sulla spinta degli antichi e sempiterni istinti naturali.


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(pagg. 93-96)

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..... Noi vogliamo salvare il pianeta in quanto ci è utile. E' inutile travestire da sentimento altruistico ciò che invece è uno spiegabilissimo e sano egoismo. Abbiamo scoperto che anche l'equilibrio ecologico serve a far stare bene la specie umana. E ce lo vogliamo tenere.

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..... noi siamo prigionieri di una contraddizione. Da una parte ci autoaccusiamo come responsabili della rottura di equilibri che metterebbero a rischio l'incolpevole pianeta, dall'altra è evidente che ricerchiamo un'armonia che sia in grado di mantenere la popolazione umana nelle sue attuali condizioni di benessere.

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(pagg. 117-119)

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..... non vi è assolutamente alcuna azione umana che sia priva di rischi associati. Sia nelle scelte individuali sia in quelle collettive. L'unica valutazione valida non è, quindi, quella relativa ai rischi possibili, ma al bilanciamento fra essi e i benefici che ci attendiamo dalle nostre azioni. .....

..... se nel nostro mondo, come sta accadendo almeno in Europa, l'obiettivo è quello di espellere il rischio da ogni nostra attività, l'unica conseguenza possibile è la paralisi totale. La completa mancanza di azione. ..... Una parte dell'umanità, soprattutto in Europa, ha paura del futuro. Chiede alle leggi e alle organizzazioni statali protezione totale. Non vuole correre alcun rischio. O, almeno, quello che percepisce come rischio, che spesso non ha a che fare con la realtà. C'è un'enorme distanza fra ciò che ci spaventa e ciò che fa veramente male. L'analisi dei fatti e l'indagine probabilistica sono in grado di stabilire le esatte gerarchie. Ma la metà emotiva del nostro cervello rifugge dai fatti e viene attratta dalle suggestioni.

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..... temiamo ciò che non controlliamo e non temiamo ciò che pensiamo dipenda da noi. Atteggiamento psicologicamente comprensibile, ma del tutto fuorviante e sbagliato. .....

 
 
Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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