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CHIARA CINELLI
Gennaio 2011
Interiorità. Ascolto. Esistere.
IL TEMPO DELL'INTERIORITÀ (RICORDI DA UN MONDO LONTANO)
All'origine della ricerca artistica di Sperya vi è un'instancabile volontà di esplorazione dei meandri della condizione umana, del labirintico groviglio della nostra interiorità e di quei complessi meccanismi che sottendono alle nostre scelte e che ci identificano. Fino alla fine del 2008 il suo viaggio si sviluppa intorno a questi presupposti di indagine, in un processo di interiorizzazione del mondo che dà luogo ad esiti di straordinaria forza emotiva e di alta rilevanza concettuale. In "Ricordi da un Mondo Lontano" Sperya si immerge nelle infinite pieghe dell'animo umano, offrendo, nell'astrazione visiva delle sue opere, la sintesi di emozioni e meccanismi psichici colti nel vivo dell'esperienza umana. Opere come Passato, Identità, Emozioni, Scissione nascono in questo terreno creativo e sono il frutto di un intenso lavoro di scandaglio dell'animo umano, in cui l'artista dà voce alla complessità dell'esistenza, all'interno della difficile dialettica tra Soggetto e Oggetto, Io e realtà.
Un'immersione nell'abisso dell'interiorità che conduce Sperya, passo dopo passo, a relativizzare la centralità dell'Io nei processi della conoscenza e della creazione, aprendo la strada, all'inizio del 2009, ad un nuovo filone di ricerca: il fiume del discorso inauguratosi con "Percezioni del Possibile", in realtà, non ha né una sorgente né una foce ma identifica uno stato da sempre presente nell'animo dell'artista e che solo di recente ha trovato il giusto varco per venire alla luce. Il superamento della centralità dell'Io apre la strada ad un cammino di ricerca dell'essenziale che tende alla dimensione originaria delle cose e dell'essere umano: sospendere il "pensiero", abbandonare i preconcetti insiti nella mente per rendersi disponibili e permeabili al fluire spontaneo dell'ordine delle cose, ed arrivare, infine, ad una più chiara visione della propria essenza.
IL TEMPO DELL'ASCOLTO (PERCEZIONI DEL POSSIBILE)
"In Ricordi da un Mondo Lontano ho cercato l'interiorità umana; in Percezioni del Possibile sto cercando la totalità, l'ordine, l'energia progenitrice, il tao".
Se da un lato il tempo del ricordo presupponeva la presenza attiva dell'Io, nella dialettica tra un passato che condiziona e nutre di sé il presente e un futuro che si prefigura in speranze, progetti, paure e attese, il tempo della percezione vive di presente e richiede, per dispiegarsi appieno, un ascolto libero dai condizionamenti e dai pregiudizi dell'Io.
Con "Percezioni del Possibile" Sperya entra dunque in una nuova dimensione temporale, non più scandita dalle oscillazioni dell'interiorità ma che trova nell'ascolto la sua nuova misura.
In questo orizzonte di ricerca la scelta dell'arte frattale assume una valenza ancor più significativa. Come è noto in un oggetto frattale una parte assomiglia non solo alle altre parti ma anche al tutto: in virtù di tale caratteristica, che si definisce auto- somiglianza, la geometria frattale è divenuta un fondamentale metodo di analisi matematica di fenomeni complessi presenti in natura. In Sperya, l'uso consapevole del frattale quale strumento di espressione artistica trova la sua motivazione profonda nel quadro più ampio di un'estetica della complessità, il cui senso generale abbraccia l'intero percorso dell'artista. Se risaliamo all'etimologia del termine "complesso" - dal latino "complector", che significa cingere, tenere avvinto, abbracciare - comprendiamo l'insufficienza, nell'approccio alla complessità, del solo criterio analitico e la necessità dell'integrazione di un approccio olistico. L'estetica della complessità invoca, dunque, un approccio conoscitivo globale che, a sua volta, ci suggerisce Sperya, presuppone un'attitudine all'ascolto.
Mettersi in ascolto significa abbandonare l'Io, zittire la mente e svuotarsi di sé: si determina così uno stato di pura permeabilità, di silenzio interiore e di stasi intima, durante il quale le facoltà intellettuali e volitive del soggetto non interferiscono con lo scorrere naturale dell'esistenza. L'ascolto è tutt'altro che uno stato di lassismo o di passività ma, piuttosto, in esso si afferma al grado più alto una condizione di piena ricettività: nella quiete della non azione fermenta la vita stessa. Ascoltare significa recuperare una capacità di percezione primordiale, non elaborata, non concettualizzata, capace di abbattere ogni barriera tra il Soggetto che "vede" e l'oggetto percepito. Tale condizione di attenta passività alimenta uno stato di ricettività, libera e piena, che accende l'intuizione e dà vita al processo creativo.
È nell'ascolto che l'individuo, svuotato di ogni intenzionalità, si apre ad accogliere in sé il mistero della propria esistenza.
"È cambiato il mio modo di lavorare - afferma Sperya - oggi opero seguendo dei progetti non dualistici: prima vedevo l'immagine e lavoravo per arrivare a quell'immagine; adesso realizzo delle opere che non ho ancora compreso per via razionale e la mente arriva a classificarle anche dopo molto tempo."
Il nuovo corso della ricerca artistica di Sperya non nasce da un atto intenzionale aprioristico ma prende forma nell'incandescenza dell'intuizione. Se, infatti, in "Ricordi da un Mondo Lontano" lo spettatore poteva ancora scorgere l'intenzione dell'artista all'interno della complessa trama di colori e forme geometriche, nelle opere più recenti il gesto creativo è un tutt'uno indissolubile con l'immagine rappresentata: ciò che percepiamo, da osservatori, è semplicemente ciò che l'artista ha visto nell'atto medesimo della creazione dell'opera. L'intelligibilità di queste opere è tanto più alta quanto è più bassa la pretesa di comprensione razionale: lo spettatore dovrà semplicemente abbandonarsi a quel medesimo stato di ascolto e quiete interiore nel quale è germogliata l'intuizione.
Ci mettiamo in ascolto, dunque, e rintracciamo alcune ricorrenze nel lessico del colore e della forma che ci aiutano a seguire, nei frattali di Sperya, il flusso della visione e, in secondo luogo, a rintracciarne il senso. Il Fuoco e la Fiamma sono il nostro Centro, ovvero quella consapevolezza che "illumina e riscalda la nostra esistenza", quel nucleo profondo e silenzioso, che ci dà equilibrio ed energia e dal quale si propagano infinite ramificazioni del nostro Essere, quegli "anelli su cui disponiamo il Mondo" e grazie ai quali percorriamo il nostro viaggio. Un viaggio che, come l'Acqua dovrà "scorrere senza tracimare" e, come il mare, non sarà perturbato dall'incostante flusso delle Onde ma con la forza flessibile del Vento ci condurrà a penetrare il senso stesso della nostra esistenza. Durante il percorso il vero banco di prova del nostro grado di consapevolezza sarà il rapporto con gli altri: nella serena calma del Lago, nell'armonia che regna tra le sue sponde, troveremo la risposta al problema della convivenza tra gli uomini: "la verità è nel silenzio del Nulla".
IL TEMPO DI ESISTERE
Agiamo guidati dallo sforzo. Non sforziamoci. Viviamo.
Con l'opera Non agire Sperya offre una perfetta sintesi figurativa del suo percorso di ricerca interiore e artistica. L'esistenza umana è qui rappresentata attraverso una forma salda e flessibile a un tempo, capace di comunicare sinteticamente la coesistenza, nella vita, di stati solo in apparenza opposti e che in realtà si avvicendano senza soluzione di continuità, in un eterno movimento che produce cambiamento nella stabilità. In questa figura scultorea e aerea insieme, il non agire è determinazione, la stasi è mutamento, il nulla è vita. Non agire trova il suo acme nella pura, siderale luminosità dell'opera Esistenza, sublime figurazione di quell'energia interiore "immortale, pervasiva, poliedrica" che squarcia l'oscurità del nostro abisso, fende il buio ed emana il suo chiarissimo alone tutt'intorno, volgendo all'infinito.
Immergere lo sguardo in questa luce significa intraprendere la via della consapevolezza di se stessi come parte di un tutto caotico. Per esistere nel caos, e afferrare la natura intima della complessità della nostra vita, è necessario bandire le dissezioni di tipo logico, la conoscenza dualistica, le vie lineari del razionale e creare quello stato di vuoto necessario ad afferrare, nell'intuizione così liberata, la propria essenza.
"Una strada di determinazione nelle scelte mi ha portata alla geometria frazionaria: oggi io so, io vedo che non ho fatto altro che nuotare nella corrente della mia "struttura"."
Chiara Cinelli
(giornalista)