A. Dal Lago, S. Giordano - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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A. Dal Lago, S. Giordano

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Alessandro Dal Lago



Insegna Sociologia dei processi culturali nell'Università di Genova. E' autore di diversi volumi di teoria sociale e della cultura. E' editorialista del <<Manifesto>>.




Serena Giordano



E' illustratrice, scenografa e autrice di fumetti. Espone in diverse gallerie. Collabora con l'Accademia delle arti e dei mestieri dello spettacolo (Teatro alla Scala di Milano). Insegna Immagine e comunicazione nell'Università di Genova.

QUANDO UNA CONVENZIONE DIVENTA NORMA ...
Estratto da
Dal Lago A., Giordano S. (2006). Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea. Bologna: Il Mulino



(pag. 75)
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..... a decidere del successo di un'innovazione artistica - che potremmo definire l'uscita più o meno consapevole dalle convenzioni - non sarà tanto la pratica, ma l'accoglimento di questa pratica da parte del discorso dell'arte. Solo quando questo accoglierà le innovazioni ridefinendole su un piano diverso - rielaborandole come necessarie, atemporali ecc. - queste potranno entrare nel canone, e cioè nel sistema normativo convenzionale. Tutto ciò potrebbe sembrare una normale dialettica tra sperimentazione e normalizzazione, analoga a quella di altri mondi simbolici, se non celasse una conseguenza apparentemente sconcertante: la pratica artistica può essere talmente innovativa da non essere riconosciuta come tale nel proprio tempo e da anticipare processi artistici che si affermeranno dopo molto tempo. .....

UN'ASCESA IRRESISTIBILE
Estratto da
Dal Lago A., Giordano S. (2006). Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea. Bologna: Il Mulino



(pagg. 95-96)
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..... Nel Medioevo, una congregazione religiosa incaricava un artista di affrescare le pareti di una chiesa per celebrare il suo santo fondatore o protettore. Dal Rinascimento in poi, i potenti e i ricchi si fecero rappresentare nei dipinti, anche se il soggetto continuava a essere convenzionalmente sacro. Oggi, il ruolo di committenti è stato assunto, per lo più, da curatori o critici i quali non solo promuovono (e al limite inventano) gli artisti, ma determinano in vario modo quello che gli artisti fanno. Gli artisti ovviamente esistono, così come devono esistere coloro che comprano le loro opere. Ma senza curatori e critici che <<fanno>> artisti e opere, gli acquirenti potrebbero difficilmente scegliere chi comprare, e gli artisti vendere le loro opere.
In altre parole, l'acquirente non determina in alcun modo i contenuti dell'opera, ma si subordina completamente a ciò che il discorso critico ha stabilito essere opera d'arte, qualsiasi cosa sia. Come è naturale, l'acquirente compra l'opera perchè ritiene che si tratti di un buon investimento, e magari anche perchè gli piace (le due cose non si escludono necessariamente). Ma la compra senza esserne il committente specifico, allo stesso modo in cui potrebbe acquistare una casa o delle azioni. In ognuna delle tre epoche, dunque, si può parlare in senso lato di una transazione economica, anche se i beni oggetto di compravendita hanno un significato sociale totalmente diverso: la celebrazione religiosa, l'affermazione del committente e, in ultimo, la mera reddittività dell'opera. ...
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(pagg. 99-100)
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Il critico moderno eredita dall'antico committente o mecenate aristocratico il compito di garante del valore dell'opera e dell'artista. Ma la sua funzione è infinitamente più ampia. Egli non si limita a legittimare gli artisti, decretandone l'aderenza a certi canoni o convenzioni estetiche. Assume piuttosto il ruolo di co-ideatore dei presupposti teorici e discorsivi che presiedono alla creazione dell'opera. ..... Il critico, oltre a influenzare i singoli artisti, definisce movimenti e tendenze: raggruppa gli artisti, esplicita le loro intenzioni, dà voce alla loro attività, cristallizzando e riordinando una materia che appare caotica e complessa, in quanto frutto del lavoro e della ricerca delle diverse individualità. E' il critico a dire quello che l'artista fa, fino al punto che il fare acquista senso solo all'interno di un detto. In questo modo, il critico si fa veicolo delle esigenze del mercato nel mondo degli artisti e garante di questi presso il mercato. La funzione di garanzia, grazie alla quale il critico diviene progressivamente la figura centrale nella produzione sociale dell'arte, è duplice. In primo luogo, permette la riconoscibilità dell'opera di un artista (potremmo dire del suo <<marchio di qualità>>). Il critico deve cioè garantire al mercante non solo la qualità dell'opera, ma anche l'importanza dell'artista all'interno di un certo movimento o discorso. E poi assicura un continuo ricambio, in modo che il mercato, una volta saturato da un movimento artistico, possa rinnovarsi. Il critico è insomma la vera e propria vestale dell'innovazione nell'arte e quindi del suo sviluppo.
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IL CRITICO COME ARTISTA
Estratto da
Dal Lago A., Giordano S. (2006). Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea. Bologna: Il Mulino



(pag. 115)
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..... dal dopoguerra in poi, sono le condizioni sociali e l'involucro comunicativo dell'arte a divenire decisivi: le gallerie si moltiplicano, le proposte si differenziano, gli artisti hanno bisogno di distinguersi e di farsi velocemente <<ribattezzare>> dalla critica come aderenti a un movimento neonato, pronti a essere confezionati in nuovi packaging sgargianti, in contrasto con quelli di chi li ha preceduti. Probabilmente, i mondi dell'arte sono sempre stati più ricchi e complessi di quanto la storia dell'arte non racconti, ma negli anni Sessanta si rivela compiutamente il principio dell'arte contemporanea: il proliferare di movimenti e correnti è più il frutto della fantasia dei critici - al servizio del mercato - che non un'improvvisa esplosione di tendenze a partire dal lavoro degli artisti.
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(pag. 120)
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..... E' tipico della critica attuale, e non solo italiana, costituirsi come linguaggio settoriale e arcano per esprimere implicitamente il proprio diritto a decidere sull'arte. L'ermetismo del linguaggio configura una sorta di sacralità (per chi ci crede), e quindi funziona perfettamente come marchio d'appartenenza e strumento di influenza sul proprio mondo (non diversamente da quanto avviene in certi linguaggi giuridici, letterari o filosofici). E questo significa, per i singoli critici, costituirsi o riaffermarsi come le sole autorità in grado di curare mostre ed esibizioni, con l'effetto di valorizzare i propri artisti, influendo sulle loro quotazioni e proponendoli ai galleristi. .....
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L'ARTE PER QUELLO CHE E'
Estratto da
Dal Lago A., Giordano S. (2006). Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea. Bologna: Il Mulino



(pag. 239)

..... L'arte è una dimensione a sè, che esiste solo in virtù di definizioni più o meno riconosciute, convenzioni più o meno seguite, retoriche più o meno condivise, operazioni di valorizzazione e contraffazione, pratiche di inclusione ed esclusione. Ma è anche uno specchio in cui si riflette il nostro modo di essere. Alla fine, possiamo sintetizzare così la nostra tesi: l'arte d'oggi è una sfera culturale che esprime, più di ogni altra, la natura mercantile del nostro mondo. ..... Proprio perchè vi è in gioco il senso di quello che siamo davvero, un po' tutti hanno interesse a mantenere l'arte nella sua dimensione arcana, protetta dall'impenetrabilità del suo discorso. La verità è un po dura da digerire: non apriamo il vaso di Pandora.
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Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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