Il pensiero cinese - L'arte frattale di Jeannette Rütsche - Sperya

Jeannette Rütsche - Sperya
The fractal self-development of Jeannette Rütsche - Sperya


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Estratto da Fritjof Capra (1975). The Tao of Physics. (Trad. it. Giovanni Salio. Il Tao della fisica. Milano: Adelphi Edizioni, 1982), pagg 119-120

Quando il Buddhismo arrivò in Cina, intorno al primo secolo dopo Cristo, incontrò una cultura che aveva più di duemila anni. In questa antica cultura, il pensiero filosofico aveva raggiunto il suo culmine durante la fase finale del periodo Chou (circa 500-221 a.C.), l'epoca aurea della filosofia cinese, e da allora in poi era sempre stato tenuto nella più alta considerazione.
Fin dall'inizio, questa filosofia ebbe due aspetti complementari. Poichè i Cinesi erano gente pratica, con una coscienza sociale altamente sviluppata, tutte le loro scuole di filosofia si interessarono, in un modo o nell'altro, dei problemi della vita nella società, dei rapporti umani, dei valori morali e del governo. Questo, tuttavia, è solo un aspetto del pensiero cinese. Complementare a esso è quello che corrisponde al lato mistico del carattere cinese, per il quale lo scopo più alto della filosofia dovrebbe consistere nel trascendere il mondo della società e della vita quotidiana per arrivare a un livello superiore di consapevolezza. Questo è il livello del saggio, l'ideale cinese di uomo illuminato che ha raggiunto l'unione mistica con l'universo.
Il saggio cinese, tuttavia, non si ferma esclusivamente su questo elevato piano spirituale, ma si interessa con uguale impegno dei problemi del mondo. Egli unifica in sè i due lati complementari della natura umana - la saggezza intuitiva e la conoscenza pratica, la contemplazione e l'azione sociale - che i Cinesi hanno associato all'immagine del saggio e del re. .....
Nel sesto secolo a.C., i due aspetti della filosofia cinese dettero origine a due scuole filosofiche distinte, il Confucianesimo e il Taoismo. Il Confucianesimo era la filosofia dell'organizzazione sociale, del senso comune e della conoscenza pratica; esso introdusse nella società cinese un sistema di istruzione e rigide regole di comportamento sociale. Uno dei suoi scopi principali consisteva nella formazione di una base etica per il sistema familiare cinese tradizionale, caratterizzato da una struttura complessa e dai rituali del culto degli antenati. Il Taoismo, viceversa, si interessava principalmente all'osservazione della natura e alla scoperta della Via, o Tao. La felicità umana, secondo i Taoisti, si raggiunge quando gli uomini seguono l'ordine naturale, agendo spontaneamente e affidandosi alla loro conoscenza intuitiva.
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Estratto da Chang Dsu Yao, Roberto Fassi (1986). Kung-fu Shaolin, volume 1°, Roma: Edizioni Mediterranee, pag. 65

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Lo scopo principale perseguito dalla filosofia cinese non è stato quello di comprendere il mondo, ma di rendere "grande" l'uomo.
Nel Confucianesimo tale meta viene conseguita coltivando la virtù della "sensibilità umana" perchè, secondo Confucio, l'uomo può sviluppare ed aiutare se stesso solo se sviluppa e aiuta gli altri.
Nel Taoismo il risultato viene raggiunto quando l'uomo diviene una sola cosa con la Natura, con la "via interiore" dell'Universo.
Nel Buddhismo Ch'an l'uomo si perfeziona e raggiunge la vera comprensione, che non è intellettuale, tramite la meditazione.
Anche se alcune scuole o teorie filosofiche (teoria yin-yang, teoria dei cinque elementi, ecc.) cercano di indagare la natura dell'universo, l'uomo non viene mai dimenticato, ma è considerato come il legame tra il cielo e la terra.
La comprensione del mondo permette allora di capire meglio l'uomo e il microcosmo umano rispecchia fedelmente il macrocosmo dell'universo.
Ma cosa significa veramente "rendere grande" l'uomo?
L'aggettivo grande ha un doppio significato perchè si riferisce sia alla grandezza interiore, quella spirituale, sia a quella esteriore che si evidenzia nella capacità di vivere degnamente la vita di ogni giorno.
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[Nota: Il Buddhismo Ch'an è maggiormenter conosciuto in Occidente nella terminologia giapponese di Buddhismo Zen.]


ATTINGERE LA VITA

Estratto da
[A cura di] Leonardo Vittorio Arena (2008). Zhuangzi. Milano: R.C.S. Libri S.p.A.


(pag. 249)
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Ching l'incisore lavorò il legno di un albero, traendone un supporto per campane. Terminato il lavoro, coloro che videro il supporto per campane restarono stupefatti: era come se spiriti e demoni vi avessero contribuito. Il marchese di Lu andò a vederlo, e domandò all'artigiano quale metodo avesse impiegato per costruirlo.
"Sono un artigiano" replicò quello. "Di quale metodo potrei disporre? E comunque, in realtà, ce n'è uno. Quando mi sono preso la briga di costruire il supporto, non ho osato far diminuire il soffio nel mio corpo, e ho digiunato per calmare il cuore/mente. Dopo tre giorni di digiuno, non osavo più pensare alle felicitazioni, alla ricompensa, alla dignità e agli emolumenti. Dopo cinque giorni di digiuno, non osavo più pensare al biasimo, alla lode, all'abilità e all'incapacità. Dopo sette giorni di digiuno, dimenticai inavvertitamente di avere quattro arti, una forma fisica e una struttura. Non esistevano più nè nobili, nè corte. Restava soltanto l'abilità: il che escludeva ogni tipo di interferenza mentale. Dopodichè entrai in un bosco montano, e notai il tronco la cui conformazione e le cui caratteristiche naturali fossero le migliori. Poi finii per vedere il supporto per campane. In seguito, lo lavorai con le mie mani. E continuai, finchè non ebbi concluso la mia opera. Sarà forse perchè la mia naturalezza s'è combinata con la naturalezza del legno che il prodotto finito fa sospettare l'ingerenza di spiriti e demoni?"
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Immagini pubblicate in questo sito © Jeannette Rütsche - Sperya, Milano
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