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Mons. ROBERTO BRUNELLI
Settembre 2013
Quando Jeannette Rűtsche Sperya me ne ha parlato, non avevo idea di che si trattasse; anzi neppure sapevo che esistesse una “geometria frattale”. Ora, malgrado le sue appassionate spiegazioni, non sono certo di averla compresa; ma almeno ho trovato esplicativa conferma di un concetto non facile da afferrare: l’unità del reale. Nelle opere di questa artista confluiscono matematica e filosofia, pseudo-certezze e presunte opinioni, per dimostrare da un lato la fallacia di tante asserzioni date per indubitabili, da sostituire con una visione diversa di quanto credevamo di sapere, e dall’altro la meraviglia dell’esistente, di cui rivela a sorpresa insospettate corrispondenze. Il tutto esplicitato in opere d’arte che, come dell’arte è proprio, non spiegano razionalmente ma più per via di intuizione consentono di immergersi in un nuovo mondo. Con l’auspicio che concorra a farci comprendere come in realtà sia il mondo di sempre, visto con occhio più acuto, più percettivo delle sue meraviglie. Sono le meraviglie della natura; sono le meraviglie dell’uomo che le sa cogliere; sono le meraviglie del Creatore di entrambi: a Lui, lode e gloria.
Mons. Roberto Brunelli
(Direttore del Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova - pubblicato sul catalogo della mostra personale di Jeannette Rűtsche - Sperya IL RITORNO INVISIBILE, Mantova 2013)